Il caffè, con il suo aroma inconfondibile e il sapore avvolgente, è molto più di una semplice bevanda: rappresenta una tradizione, un rito e un simbolo culturale diffuso in tutto il mondo. La sua storia, che attraversa secoli e continenti, è intrecciata a leggende, scoperte e innovazioni che hanno trasformato un semplice chicco in uno dei prodotti più consumati e apprezzati a livello globale.
Questo viaggio, che parte dalle remote terre dell’Africa e arriva alle moderne caffetterie, è una narrazione affascinante di come il caffè abbia influenzato società, economie e culture, diventando una parte essenziale della quotidianità di milioni di persone.
Le origini del caffè: tra storia e leggenda
La storia del caffè affonda le sue radici in un passato lontano e affascinante, circondato da miti e tradizioni che si intrecciano con la realtà. Le prime tracce documentate della scoperta del caffè risalgono al XV secolo, ma il suo utilizzo potrebbe essere iniziato ben prima, intorno al X secolo, nelle regioni montuose dell’Etiopia sudoccidentale, precisamente nell’antica provincia di Kefa, da cui il caffè prende il nome.
Secondo la leggenda più nota, un pastore abissino di nome Kaldi notò che le sue capre, dopo aver mangiato le bacche rosse di un arbusto, diventavano straordinariamente energiche. Curioso, Kaldi provò lui stesso quelle bacche, scoprendone gli effetti stimolanti. Questo episodio attirò l’attenzione di alcuni monaci locali, che iniziarono a utilizzare le bacche per preparare infusi in grado di mantenerli svegli durante le lunghe sessioni di preghiera notturna.
Dall’Etiopia, il caffè si diffuse nella vicina penisola arabica, dove venne chiamato “K’hawah”, un termine che significa “rinvigorente”. Qui, la bevanda trovò terreno fertile, sia metaforicamente che letteralmente, grazie al divieto islamico sulle bevande alcoliche, che favorì il consumo di questa alternativa stimolante. I monasteri sufi nello Yemen furono i primi a coltivare e trasformare il caffè in una bevanda strutturata, usata per scopi spirituali e rituali.
Nel XVI secolo, il caffè aveva già attraversato i confini della penisola arabica, raggiungendo il Medio Oriente, il Nord Africa, la Persia e l’India meridionale. La sua crescente popolarità lo rese una merce preziosa e ambita, la cui coltivazione e consumo iniziarono a plasmare non solo abitudini culturali, ma anche economie locali.
Il caffè, da umile pianta africana, iniziava così il suo straordinario viaggio, destinato a conquistare il mondo.
L’evoluzione del caffè: dalla selezione delle varietà alla diversificazione moderna
Con oltre 90 specie di Coffea identificate, solo una manciata è stata effettivamente coltivata nel corso dei secoli. Tra queste, la Coffea arabica e la Coffea canephora (nota come Robusta) sono emerse come le varietà principali, rappresentando quasi tutta la produzione mondiale di caffè. La loro storia evolutiva riflette sia le sfide che le opportunità legate alla coltivazione e alla diffusione del caffè su scala globale.
La Coffea arabica e la Coffea canephora
La Coffea arabica, frutto di un raro incidente cromosomico che ha quadruplicato il proprio DNA, si distingue per la capacità di autofecondazione, che contribuisce alla stabilità genetica della specie. Tuttavia, questa caratteristica ha anche limitato la diversità genetica, rendendola più vulnerabile a malattie e parassiti. Durante il XVIII secolo, la crescente domanda globale ha spinto i coltivatori a concentrarsi quasi esclusivamente sull’Arabica, riducendo ulteriormente le varietà disponibili. Da questa specie derivano le celebri varietà Typica e Bourbon, che hanno dato origine a sottovarietà iconiche come il Blue Mountain della Giamaica e il Maragogype del Brasile.
Dall’altro lato, la Coffea canephora, caratterizzata da una maggiore resistenza alle malattie e da un’elevata produttività, ha dato vita a numerose sottospecie, tra cui la Robusta, oggi fondamentale per la produzione mondiale. Grazie alla sua resilienza, la Robusta ha permesso di espandere la coltivazione del caffè in aree meno adatte all’Arabica, contribuendo al 38,6% della produzione globale già agli inizi del XXI secolo.
L’evoluzione del caffè ha visto anche l’emergere di ibridi significativi come l’Arabusta, risultato dell’incrocio raro tra Arabica e Robusta. Una scoperta chiave in questo processo è stata la varietà Hybride de Timor, resistente alla ruggine del caffè, che ha devastato le piantagioni asiatiche nel XIX secolo. Questa varietà ha rappresentato un punto di svolta, offrendo nuove opportunità per la creazione di ibridi robusti e produttivi come la Catimor brasiliana e la Ruiru 11 del Kenya.
Tra il 1960 e il 1990, sotto la guida della FAO, gli agronomi hanno intrapreso un ambizioso ritorno alle radici, sfruttando le popolazioni selvatiche di Coffea dell’Etiopia per arricchire il patrimonio genetico del caffè. Questo processo ha dato vita a varietà migliorate, capaci di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente, pur mantenendo viva la tradizione e la qualità che rendono unico ogni chicco di caffè.
L’introduzione del caffè in Europa: tra cultura e commercio
La diffusione del caffè in Europa ebbe inizio nel XVI secolo, un periodo in cui i commerci e le interazioni culturali con il mondo musulmano erano particolarmente vivaci. Uno dei primi luoghi europei a conoscere questa bevanda fu l’isola di Malta, allora parte del Regno di Sicilia, grazie a un episodio legato al Grande Assedio di Malta del 1565. Gli schiavi musulmani turchi, imprigionati dai Cavalieri di San Giovanni, utilizzavano i chicchi di caffè per preparare la loro bevanda tradizionale, introducendo così quest’usanza tra gli abitanti locali. Questa pratica destò interesse nella popolazione maltese, portando all’apertura di numerose caffetterie, che divennero presto un simbolo di status per l’alta società dell’isola.
Parallelamente, altre parti d’Europa iniziarono a scoprire le proprietà e il gusto del caffè, spesso descritte dai viaggiatori e studiosi che ne furono affascinati. Tra questi, il botanico tedesco Leonhard Rauwolf, nel 1582, fu il primo europeo a menzionare il caffè nei suoi scritti, seguito dal medico veneziano Prospero Alpini, che nel 1591 pubblicò una descrizione dettagliata della pianta di caffè. Le loro osservazioni contribuirono a diffondere la curiosità e l’interesse verso questa bevanda esotica.
Un ruolo centrale nella diffusione del caffè in Europa fu svolto dalla Repubblica di Venezia, uno dei principali centri commerciali dell’epoca. Grazie agli intensi scambi con i mercanti musulmani del Nordafrica, dell’Egitto e dell’Impero Ottomano, il caffè arrivò nelle mani dei mercanti veneziani, che iniziarono a proporlo all’aristocrazia locale. Nel 1645, a Venezia, fu inaugurato uno dei primi caffè europei, che rapidamente divenne un punto d’incontro per intellettuali, artisti e commercianti.
Dalla laguna veneta, il caffè si diffuse rapidamente nella terraferma, trovando un’accoglienza favorevole soprattutto negli ambienti accademici. Studenti, docenti e visitatori dell’Università di Padova furono tra i primi a sperimentare questa bevanda, che presto divenne simbolo di convivialità e cultura.
L’introduzione del caffè in Europa segnò così l’inizio di una vera e propria rivoluzione sociale e culturale, che avrebbe trasformato il modo di relazionarsi e di vivere gli spazi urbani, con la nascita delle prime caffetterie, precursori degli odierni caffè e bistrot.
Il caffè in Italia: dal cuore di Napoli all’anima cosmopolita di Trieste
Napoli: l’arte del caffè e il calore della tradizione
Napoli, celebre oggi come la capitale italiana del caffè, accolse questa bevanda con un entusiasmo crescente a partire dal XVII secolo. Le prime tracce della presenza del caffè nella città risalgono al 1614, quando il compositore e viaggiatore Pietro Della Valle scrisse di un intruglio chiamato kahve, descritto come una preparazione degli arabi musulmani. Tuttavia, alcuni storici sostengono che il caffè abbia raggiunto Napoli prima ancora, passando per Salerno e la rinomata Scuola Medica Salernitana, dove era impiegato per le sue proprietà medicinali tra il XIV e il XV secolo.
A Napoli, il caffè non è solo una bevanda, ma un’esperienza sociale e culturale. L’invenzione della caffettiera napoletana o cuccumella, ispirata al modello del parigino Morize del 1819, rivoluzionò la preparazione domestica del caffè, elevandola a rituale quotidiano. Simbolo di generosità e comunità, Napoli è anche la patria del famoso caffè sospeso, un’usanza che consiste nel pagare in anticipo un caffè per chi non può permetterselo, un gesto di solidarietà celebrato in tutto il mondo.
Trieste: crocevia di culture e capitale del caffè commerciale
Se Napoli è la capitale dell’anima del caffè, Trieste ne rappresenta la dimensione cosmopolita e commerciale. La città, con il suo porto franco, divenne un centro nevralgico per le importazioni di caffè dall’Impero Ottomano e dall’Egitto a partire dal XVII secolo. Il porto triestino collegava l’Oriente con l’Europa centrale, contribuendo a trasformare la città in uno dei principali hub europei per il commercio e la lavorazione del caffè.
Nell’Ottocento, grazie allo sviluppo del Porto Vecchio e della ferrovia meridionale (1857), Trieste vide una fioritura del settore legato al caffè: si contavano 66 ditte di importazione, 10 torrefazioni e quasi 100 caffetterie. Questi luoghi, ispirati ai caffè viennesi, divennero il cuore pulsante della vita culturale e sociale cittadina. Celebri caffetterie come il Caffè San Marco, il Caffè degli Specchi e il Caffè Garibaldi ospitavano grandi intellettuali e artisti come James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba.
Trieste si affermò così non solo come punto di snodo per il commercio, ma anche come capitale culturale del caffè. I suoi caffè, con la loro atmosfera unica, incarnavano il dialogo tra culture, tradizioni e ideali, rendendo la città un simbolo dell’evoluzione sociale e commerciale del caffè in Italia.
FAQ sul caffè
- Quando è nato il caffè come bevanda?
Il caffè è stato consumato come bevanda per la prima volta nei monasteri sufi dello Yemen nel XV secolo. - Qual è la differenza tra caffè Arabica e Robusta?
L’Arabica ha un gusto più delicato e aromatico, con meno caffeina, mentre il Robusta è più forte, amaro e contiene più caffeina. - Perché il caffè è così importante a Napoli?
A Napoli, il caffè è un simbolo di socialità e cultura. La tradizione del “caffè sospeso” riflette lo spirito di solidarietà della città. - Trieste è ancora un porto importante per il caffè?
Sì, Trieste rimane uno dei principali centri di importazione e lavorazione del caffè in Europa. - Cos’è il caffè sospeso?
È l’usanza napoletana di pagare in anticipo un caffè per qualcuno che non può permetterselo.
Curiosità sul caffè
- L’origine del nome “caffè”
Deriva dal termine arabo qahwa, che significa “stimolante”, passando poi per il turco kahve e l’italiano caffè. - Il caffè è la seconda merce più scambiata al mondo
Dopo il petrolio, il caffè è il prodotto più commercializzato a livello globale. - Napoli ha la sua caffettiera iconica
La “cuccumella”, una caffettiera napoletana a filtro, è stata un’invenzione derivata da un modello francese, ma è diventata un simbolo partenopeo. - Il caffè più costoso al mondo
Il Kopi Luwak, prodotto in Indonesia, è fatto da chicchi di caffè digeriti e poi espulsi da zibetti. Il suo costo può superare i 500€ al kg. - Perché il caffè è amaro?
Contrariamente a quanto si pensa, non è dovuto alla caffeina, ma ai composti chimici prodotti durante la tostatura, come l’acido clorogenico. - Il caffè decaffeinato non è completamente privo di caffeina
Anche il decaffeinato contiene una piccola quantità di caffeina, in genere meno del 3% rispetto al normale. - La prima caffetteria europea
Fu aperta a Venezia nel 1645, seguita da molte altre città europee. - Un legame con la Rivoluzione Francese
I caffè di Parigi erano luoghi di incontro per intellettuali e rivoluzionari, contribuendo a ispirare il cambiamento sociale.
Molto interessante, grazie!!
Grazie a Te Belky! Presto usciranno ulteriori articoli per approfondire il mondo Specialty!